domenica 16 dicembre 2012

Il topo di campagna e il topo di città


Un piccolo topo marrone abitava in campagna. Non aveva la vita facile: doveva correre tutto il giorno in cerca di ghiande e semi che poi riponeva nel suo magazzino, in previsione dei lunghi giorni invernali. Quando faceva freddo, il topino doveva scavarsi un nido sotto gli alberi e coprirsi con le foglie. Tuttavia, dormiva tranquillo. Un giorno, ispezionando il magazzino, si accorse che era pieno così decise di invitare suo cugino che abitava in città per offrirgli una bella vacanza in campagna. 

 
Qualche giorno dopo, arrivò il topo di città. I due cugini non si vedevano da parecchio tempo e avevano tante cose da raccontarsi.  Quando giunse la sera, il topo campagnolo servì la cena e il topo di città arricciò il naso. “E’ tutto qui quello che hai da offrirmi? Un paio di ghiande, una manciata d’orzo e una vecchia mela grinzosa?” gli domandò. Il cugino con umiltà gli diede ragione e gli disse che, in compenso, avrebbe potuto dormire tranquillo sotto la quercia, lontano dai rumori della città.  

La mattina dopo il topo cittadino si svegliò battendo i denti. “Sarebbe questo il sonno tranquillo? Ho avuto così freddo che mi sono quasi congelato e il silenzio mi ha innervosito!”.
“Mi dispiace davvero” disse il topo campagnolo.
“Non te la prendere, piuttosto vieni da me in città per qualche giorno e vedrai la differenza”. 


Il topo di campagna accettò e i due si diressero verso la casa del topo di città con la topomobile del topo cittadini. 


“Accomodati, ti servirò cose squisite, cose che tu non hai mai mangiato in tutta la tua vita!”
Il topo di città cominciò a portargli pezzetti di formaggio e di pane, biscotti e dolci. Quando si mise a mangiare, il topo di campagna pensò che suo cugino in città viveva meglio di lui. 


Mentre i due topini mangiavano, un grosso gatto entrò nella stanza soffiando ferocemente. “Poveri noi!” squittì il topo campagnolo, balzando giù dal tavolo insieme al cugino. Si misero a correre per tutta la stanza finché non trovarono un nascondiglio. Rimasero lì, impauriti.  


Molte ore dopo, quando il gatto lasciò la stanza, il topo campagnolo uscì dal nascondiglio e con voce tremante sussurrò al cugino: “Grazie caro, ma ora me ne torno a casa. Io avrò meno comodità, ma vivo più tranquillo e sicuro!"



 Un pomeriggio passato a disegnare topi, ingabbiando in questa cosa anche il mio moroso, il povero Matteo!!! Anche mamma ha dato una zampa, colorando la vignetta del micio! 

P.S. Non ho capito perchè il mio scanner voglia scannerizzare a tutti i costi una vignetta in bianco  e nero... BOH!

Lavoro che ho realizzato per uno dei miei bimbi di quest'anno.

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